Andropausa: come aiutare il partner
Che cos'è. Per poter aiutare il partner è importante innanzitutto capire che cos'è l'andropausa. Con l'età, proprio come nella donna, si verifica una cessazione graduale dell'attività degli organi riproduttivi dell'uomo. Non è un "climaterio" in senso stretto come quello femminile, ma può essere etichettata come un insieme di sintomi che interessano tutto l'organismo, a iniziare da difficoltà di concentrazione, anemia e affaticamento. Sintomi che dipendono, quasi sempre, da una diminuita produzione di testosterone. "Questo ormone, i cui valori sono considerati normali sopra 3,2 ng/ml, dopo i cinquanta diminuiscono dell'1%, ogni anno, quindi il problema interessa circa il 7% degli uomini fra i 50 e 60 anni" puntualizza Aldo Franco De Rose, andrologo e urologo della Clinica Urologica di Genova e Presidente dell'Associazione andrologi italiani-ASSAI. "La percentuale sale al 20% nei soggetti tra i 60 e gli 80 anni e al 35% in quelli di età superiore agli 80 anni. Questo calo di androgeni è conosciuto tecnicamente con il nome di Late Onset Hypogonadism (LOH), cioè di ipogonadismo a insorgenza tardiva".
Fattori di rischio. Oltre all'età, alcuni comportamenti possono accelerare il processo. "II fattore che più di ogni altro influenza negativamente i livelli dell'ormone è il fumo di sigaretta, per cui l'insorgenza dell'ipogonadismo può essere anche più precoce, rispetto ai 50 anni" continua De Rose. "Non solo fumo, però: contribuiscono ad anticipare l'insorgenza dei disturbi anche fattori di rischio come l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, l'eccessivo consumo di alcool, una dieta inadeguata, la mancanza di esercizio fisico e naturalmente il diabete".
I riflessi sulla sessualità. Calo del desiderio, erezioni meno frequenti e meno "efficaci" e riduzione della potenza dell'eiaculazione condizionano in modo spesso importante la vita di coppia: nervosismi, diminuzione del dialogo e problemi nel sesso, appunto. "Molto dipende dalla qualità del rapporto di coppia antecedente all'andropausa" spiega Claudia Cardinali, psicologa e sessuologa dell'Istituto di Sessuologia clinica di Roma. "Se c'è sempre stata una buona complicità, l'uomo sente che è possibile trovare conforto e appoggio con la partner, quindi ha meno problemi nel chiedere aiuto, se appoggiarsi e sfogarsi con lei è possibile e naturale l'atmosfera risulta meno tesa". Se, invece, già prima dell'inizio dell'andropausa la comunicazione di coppia non era ottimale, accade che i nervosismi e il malumore dell'uomo, che avverte la propria immagine sessuale fortemente svilita dall'andropausa, portino a chiudersi, a ripiegarsi su se stesso, creando una sempre maggiore distanza con la partner. "Molto spesso lui tende a tacere il problema, ma nei casi peggiori al silenzio si sostituisce l'aggressività, a livelli crescenti, con difficili conseguenze sugli scambi comunicativi e in generale sull'intesa della coppia".
Come aiutare lui. Far finta di niente non è certamente consigliabile: significherebbe non affrontare una realtà problematica che di fatto esiste, e si manifesta in maniera evidente, con il rischio di contribuire a cronicizzarla ed aggravarla. "La reticenza nell'affrontare il tema della donna può essere dovuta alla paura di ferire un uomo che in maniera più o meno evidente tenta di affrontare le conseguenze spiacevoli dell'andopausa" spiega la sessuologa. "Le reazioni di lei possono essere di due tipi: comprensiva o collusiva. Nel primo caso, la donna è forte di un vissuto sufficientemente buono ed equilibrato e quindi in grado di avviare un dialogo con lui, affrontare il problema senza imbarazzi e accettare l'eventualità di una sessualità non sempre pienamente soddisfacente, ridimensionando le proprie esigente e accettando la minore erezione e spinta eiaculatoria per mantenere un clima di coppia di serenità. In cui ci sia ancora spazio per il sesso ma in cui il sesso non è al centro di tutto" suggerisce la sessuologa. "Altre volte, la donna può mal tollerare il cambiamento nella vita sessuale e reagire all'andropausa del compagno in maniera non costruttiva ma collusiva. In questo caso, oltre che a suggerirle un comportamento empatico e comprensivo non resta altro che consigliarle di rivolgersi a un esperto, uno psicologo-sessuologo, perché la aiuti a capire quel che accade nel proprio compagno per affrontare più adeguatamente la situazione". Ci sono infine situazioni nelle quali è meglio che sia la coppia, e non i singoli partner, a rivolgersi a uno specialista: "Accade quando la coppia si trova in una situazione di profonda empasse, si chiede loro di provare a rimettersi in gioco e provare a imparare ad accettare una situazione negativa per quella che è. Solo così sarà possibile trovare soluzioni alternative che comunque consentono il mantenimento di una buona qualità di vita" conclude l'esperta.