L’ecografia è l’approccio di elezione per la diagnosi delle cisti, perchè poco costoso, non doloroso, ma efficace nel valutare
- forma,
- dimensione,
- localizzazione
- e tipo di contenuto (fluido, solido o misto)
della cisti ovarica.
Dopo la scoperta è molto probabile che il ginecologo consigli una vigile attesa, consigliano di ripetere l’indagine di lì a qualche settimana per monitorarne l’andamento.
Quando dovessero sorgere dei dubbi sulla natura della stessa è possibile approfondire attraverso ulteriori esami:
- Test di gravidanza. Un test di gravidanza positivo può far pensare che la cisti sia luteale e probabilmente si sia sviluppata dopo il rilascio dell’ovulo, quando il follicolo si è richiuso e si è riempito di materia liquida.
- Marker tumorali. Attraverso il dosaggio nel sangue di una proteina nota come CA 125 è possibile scoprire se la cisti sia di natura tumorale, anche se sono possibili falsi positivi soprattutto in donne in età fertile (ad esempio in caso di endometriosi, fibromi uterini e malattia infiammatoria pelvica).
- Laparoscopia. Usando il laparoscopio (uno tubicino sottile con una fonte luminosa a un’estremità, inserito nell’addome attraverso una piccola incisione) il medico può vedere le ovaie ed eventualmente rimuovere la cisti. Si tratta di un approccio decisamente più invasivo rispetto all’ecografia.