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Dolore al gomito? Potrebbe essere l’EPICONDILITE.

Si pensa che l’epicondilite sia dovuta ad una serie di microtraumi ripetuti che indeboliscono e/o rompono alcune fibre del tendine estensore radiale breve del carpo :il dolore è il risultato di un tentativo da parte dell’organismo di voler “riparare queste lesioni”.

Quali sono i sintomi?  
Il classico sintomo è il dolore localizzato nella regione laterale del gomito a livello dell’epicondilo: aumenta con l’attività fisica ,ad esempio il colpo di rovescio nel tennis, ma aumenta anche compiendo degli sforzi  come portare le buste della spesa, e tende a diminuire con il riposo.

Nei casi di epicondilite cronica, il dolore è presente in maniera costante ed impedisce le normali attività della vita quotidiana.                                                                                          

In generale il dolore non si manifesta durante il riposo notturno e comunque non è così intenso da svegliare il malato. Talvolta oltre a dolore è presente anche una sensazione di debolezza a livello del braccio nel sollevare pesi anche mini come un bicchier d’acqua.

Quali sono fattori  che aumentano il rischio di epicondilite? 
Il fattore di rischio  principale è sicuramente l’attività lavorativa e/o la pratica sportiva che si svolge.                          

Gli sport maggiormente a rischio sono quelli che implicano lanci ripetuti. Primo fra tutti il tennis, ma anche il baseball, l’atletica, la scherma, il nuoto. L’epicondilite si osserva facilmente anche in comuni attività lavorative come nel prolungato lavoro con mouse e tastiera, per una posizione errata del gomito che è importante che sia ben poggiato sulla scrivania, nel carpentiere, nei lavori ripetitivi in catena di montaggio o ancora nei politici che stringono continuamente la mano.

Importante da sapere è che è errato pensare che solo chi svolge questi sport a livello agonistico e/o professionistico sia  a  rischio di epicondilite, anzi molto spesso è più comune riscontare questa patologie in chi per esempio svolge tennis a livello amatoriale.

Questo sia perché probabilmente chi lo svolge a livello non professionistico è poco allenato e sia perché non utilizza la  tecnica corretta nel gesto atletico.

Come si fa diagnosi di epicondilite?
La diagnosi di epicondilite si basa sull’esame clinico eseguito dallo specialista : dopo un’accurata anamnesi (informazioni  date dal paziente), lo specialista può ricercare i tre segni principali legati alla tendinite.                      

Il primo è il dolore ritrovato dallo specialista alla palpazione diretta dell’epicondilo.

Il secondo l’evocazione del dolore tramite l’estensione passiva forzata del gomito associata ad una flessione palmare del polso.

Il terzo è l’evocazione degli stessi sintomi tramite l’estensione attiva contro resistenza del terzo dito con gomito e polso estesi. In alcuni case è indispensabile un esame radiografico (Rx) per depistare eventuali lesioni ossee o una patologia intra-articolare.

L’ecografia è un utile esame che permette di valutare la patologia tendinosica in corrispondenza dei tendini epicondilei. In casi più complessi la risonanza magnetica può dare utili informazioni complementari.

Come si guarisce dal gomito del tennista? Qual è la terapia?
La terapia dell’epicondilite si basa principalmente sulla prevenzione : in sport come il tennis si consiglia di rivedere e migliorare la tecnica del dritto e del rovescio. La terapia medica è basata sulla somministrazione di farmaci anti-infiammatori associata alla fisioterapia.

In alcuni casi se lo specialista lo ritiene opportuno l’infiltrazione di cortisone può accelerare  la guarigione e la remissione dei sintomi.  Nel 90% dei casi la terapia farmacologica e un buon programma riabilitativo risolvono  completamente la patologia con la remissione dei sintomi. 

La fisioterapia consiste nell’utilizzo di alcuni mezzi fisici :
•    Elettrostimolazioni
•    Laser Terapia
•    Tecar Terapia
•    Onde d’urto

Oltre alla terapia fisica il protocollo riabilitativo comprende massaggi trasversali profondi, esercizi di allungamento e di  rinforzo muscolare del gomito e del polso utili per diminuire il dolore.

 

E’ possibile fare gli esercizi anche a casa ma nei casi più gravi sarà necessario l’aiuto del fisioterapista. Inoltre esistono bende e tutori in grado di diminuire il sovraccarico del tendine e quindi il dolore.

Li si può usare durante l’attività fisica, o il lavoro. Per difendere i polsi esistono le polsiere. 
Ecco alcuni accorgimenti che potranno risultare utili in presenza di epicondilite:
Protezione. Proteggete il gomito da ulteriori lesioni mettendolo a riposo. Se i sintomi sono provocati da attività o da sport particolari, non praticateli finché i sintomi non migliorano.

  • Riposo. Non fate lavorare troppo il gomito, ma non lasciatelo nemmeno immobile. In molti casi è sufficiente indossare una guaina elastica sull’avambraccio di notte per diminuire i sintomi.
  • Ghiaccio. Per diminuire il gonfiore usate la borsa del ghiaccio, i massaggi con la borsa del ghiaccio, i bagni nell’acqua fredda o la guaina elastica impregnata d’acqua fredda. Cercate di applicare il ghiaccio il prima possibile dopo la comparsa del dolore. La classica borsa del ghiaccio può essere utile per diminuire il dolore e l’infiammazione. È possibile applicare il ghiaccio direttamente sulla zona dolorante oppure massaggiare con la borsa del ghiaccio diverse volte al giorno per circa venti minuti, soprattutto dopo quelle attività che provocano il dolore.
  • Compressione. Usate una benda o una guaina elastica per comprimere la zona lesionata.
  • Elevazione. Quando possibile cercate di alzare il gomito al livello delle spalle per prevenire o diminuire il gonfiore.

Quando il dolore non passa che fare?
Nei casi ribelli alla terapia medica e fisioterapica e laddove la diagnosi sia confermata l’intervento chirurgico è risolutivo. La tecnica classica prevede la rimozione del tessuto tendineo degenerato. In seguito all’operazione ci sarà sempre un programma riabilitativo, essenziale per ottenere un buon risultato.

La riabilitazione dipende dalla tecnica chirurgica utilizzata e dalla gravità della patologia. Lo scopo è comunque quello di potere iniziare velocemente la riabilitazione dopo l’intervento, per evitare rigidità o cali del tono e della massa muscolare.

@mariateresacarrozzo 

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