Esso consiste nell’emissione di ultrasuoni a bassa frequenza ma ad alta intensità, assolutamente non dannosi all’organismo, i quali ci permettono di visualizzare i tessuti di cui si costituisce la pelle e le eventuali anomalie.
L’esame , totalmente indolore, si compone di semplici passaggi: la donna, stesa supina sul lettino, deve flettere le braccia dietro la testa; successivamente verrà spalmato sulla zona presa in considerazione del gel acquoso, utile per una migliore aderenza tra la pelle e la sonda che emette ultrasuoni. Questi nel diffondersi, rifletteranno echi diversi a seconda del tessuto infranto; ciò permette l’individuazione di eventuali formazioni anomale all’interno del seno.
La patologia più rilevante e pericolosa, che molto spesso spinge ad effettuare questo tipo di analisi, è il carcinoma mammario o in gergo comune il tumore al seno; le altre patologie che l’esame è capace di individuare sono: adenomi fibrosi, lipomi, ematomi post-traumatici e cisti.
Numerosi sono i fattori di rischio ritenuti responsabili dell’insorgere di questa patologia: stili di vita dannosi (alimentazioni povere di verdura e frutta e molto ricche di proteine animali, il vizio del fumo) , fattori genetico-costituzionali e fattori legati alla vita riproduttiva, ad esempio gravidanze precoci, menarca tardiva o menopausa anticipata.
L’ecografia al seno è caldamente consigliata a tutte le donne che si avvicinano all’età di 50 anni , ma sempre più frequentemente viene utilizzata come strumento di prevenzione per la diagnosi precoce. In giovane età, infatti, il tessuto ghiandolare è più denso e quindi i risultati dell’ecografia offrono maggiori informazioni e di migliore qualità (anche rispetto alle informazioni derivanti dalla mammografia. Attenzione! Questo non vuol dire che i due esami possono considerarsi come delle alternative, essi sono complementari).
Grazie alla diagnosi precoce, alla prevenzione e agli innumerevoli progressi in campo medico è possibile guarire e prevenire molte patologie. Oggi le stime riportano un tasso di guarigione pari all’ 87% , con una percentuale di ricaduta molto bassa.
@maria teresa carrozzo