La gotta era una malattia comune nell’antichità: di gotta hanno sofferto i grandi della storia, da Giulio Cesare a Enrico VIII. Per lungo tempo è sembrata sconfitta, dimenticata. Ma negli ultimi anni sta registrando un progressivo e continuo aumento.
In Italia la stima è di circa un milione di persone che ne soffrono, ma il dato è probabilmente sottovalutato. Spesso, infatti, la gotta non viene riconosciuta. Secondo i numeri di Health Search, la banca dati della Società italiana di medicina generale (Simg), il numero di iperuricemici italiani è di circa di 5 milioni.
Le donne, bersaglio preferito
Anche se percepita come una patologia rara, la gotta è la più frequente malattia articolare dopo l’artrosi, con un’incidenza da non trascurare anche fra le donne.
Quali sono le categorie più colpite? La vittima più comune dell’attacco di gotta è l’uomo di mezza età, ma si registrano sempre di più casi fra le donne (oggi il rapporto donne/uomini è di 1 a 4, mentre solo pochi anni fa era di 1 a 7).
Ma vediamo nel dettaglio le categorie di persone più a rischio:
- le donne dopo la menopausa, perché si perde l’effetto protettivo degli ormoni femminili nei confronti dell’iperuricemia ;
- le giovani donne che abusano di diuretici per perdere peso;
- chi utilizza l’acido acetilsalicilico a basso dosaggio che, contrastando l’eliminazione dell’acido urico con le urine, favorisce la comparsa di iperuricemia;
- gli anziani che presentano danni articolari (per esempio dovuti all’artrosi), che a loro volta fanno sì che l’articolazione rappresenti un terreno più favorevole alla deposizione di acido urico;
- gli obesi;
- gli ipertesi;
- coloro che hanno una cattiva funzionalità dei reni