Tra le over 50 il disturbo colpisce la metà della popolazione femminile e il dato è destinato ad aumentare a causa di stili di vita scorretti
L’insufficienza venosa, ovvero il ritorno difficoltoso del sangue da gambe e piedi al cuore e ai polmoni, colpisce il 30% delle donne italiane ed è un disturbo in aumento. Il motivo? Stili di vita scorretti e cattive abitudini alimentari senza le adeguate precauzioni. Le proiezioni sono drammatiche e anche se l’incidenza dovesse salire solo del 10% sarebbe allarmante. Il fenomeno, come detto, interessa in misura maggiore le donne: solo il 15% della popolazione maschile, la metà di quella femminile, è alle prese con il disturbo. Si tratta di una patologia più frequente nei Paesi Occidentali e industrializzati e interessa soprattutto le donne a causa delle alterazioni ormonali, con un’incidenza che aumenta con l’età: tra i 20 e i 30 anni colpisce il 20% delle donne e il 10% degli uomini, mentre dopo i 50 anni, gli uomini restano fermi al 20% e le donne, con l’arrivo della menopausa che provoca uno sfiancamento del vaso sanguigno, salgono al 50%. In pratica tra le over 50, una donna su due soffre di insufficienza venosa. I sintomi sono variabili e la loro gravità dipende dalla severità della malattia. «L’aumento della pressione nelle vene può provocare un semplice gonfiore a livello delle gambe, mentre per altri pazienti il disturbo può diventare persino invalidante. Nello stadio più avanzato, invece, si può andare incontro a prurito, crampi notturni, in alcuni casi dolore e fuoriuscita di capillari, fino a patologie più gravi come flebiti o trombo-flebiti, che possono esporre al rischio di embolia polmonare. L’incidenza della patologia aumenterà a causa di stili di vita scorretti. In questo senso, la prevenzione è fondamentale a partire dal ritrovare abitudini sane: uno stile di vita sedentario, alimentazione errata, fumo, eccesso di alcol e caffè, influiscono sullo sviluppo della patologia. E per scongiurare forme più severe è bene sottoporsi a controlli in modo tempestivo.