A svolgere un impatto positivo sull’insorgenza di dislipidemia, ovvero l’elevata concentrazione di grassi nel sangue, è la cosiddetta fitness cardiovascolare, un parametro che misura quanto il corpo sia effettivamente allenato: è misurato come la capacità dell’organismo di fornire ossigeno ai muscoli durante l’esercizio fisico e dei muscoli di usare a loro volta questo nutrimento. Questo parametro può essere migliorato con la pratica sportiva: tanto più ci si allena e maggiori saranno le risposte positive dell’organismo sotto sforzo fisico. Per dimostrare come valori variabili di fitness cardiorespiratoria possano fare leva sul metabolismo dei lipidi, i ricercatori hanno confrontato le analisi del sangue di oltre 11 mila uomini, di diversa età, misurando i valori di colesterolo totale, LDL (quello ‘cattivo’), HDL (quello ‘buono’), trigliceridi e lo stato di allenamento fisico con test su tapis roulant.
I risultati hanno confermato ciò che gli esperti sapevano già: oltrepassando i 40 anni di età il livello di LDL tende ad aumentare e l’HDL invece subisce un declino. Questo andamento fisiologico, causato dall’invecchiamento, può però accelerare oppure rallentare in relazione allo stato di allenamento fisico individuale: l’insorgenza precoce di ipercolesterolemia attorno ai 30 di età è stata infatti osservata negli uomini più sedentari e con scarsi risultati ottenuti nei test cardiorespiratori. Al contrario, i più in forma sono riuscito a posticipare l’esordio di una dislipidemia e, in molti casi, anche a non soffrire mai di colesterolo alto.
MTC