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Lo smartphone ci fa venire la gobba?

Dopodiché, come sempre in ambito scientifico, è necessario avvicinarsi con estrema cautela. Ma certo le radiografie diffuse dal chiropratico australiano James Carter di Niagara Park sono impressionanti.

 

 

Raccontano infatti, in bambini molto piccoli di 6 o 7 anni ma anche in adolescenti, una schiena a zainetto e un mutamento della postura e della colonna vertebrale che sembra quasi riportarci a quei grafici di scuola elementare in cui ci veniva spiegata,. A questo porta non staccarsi dallo smartphone (alcune statistiche parlano di quattro ore al giorno di media) e rimanere perennemente curvi, testa inclinata, sul display da cui passano ormai porzioni sempre più importanti della nostra vita.

Nessuno, ovviamente, segue le indicazioni di piazzare il telefono all’altezza degli occhi. Così Carter, già membro dell’Australian Spinal Research Foundation, esagerando ma chissà, ha lanciato l’allarme etichettando il text neck, il collo da messaggio, come una sorta di epidemia.

Negli ultimi due anni, soprattutto nei giovani , ho visto centinaia di colli così” ha detto Carter al Daily Mail. Leggere e rispondere ai messaggini delle chat ma anche, in fondo, qualsiasi altra azione che implichi un uso dello smartphone (dal controllo compulsivo dei social network alle altre applicazioni) conduce dunque a una distribuzione errata del peso della testa sulla colonna, con il collo costretto ad arcuarsi. La gobba da tecnodipendenti è servita. Sostengono la tesi diversi altri medici interpellati dal quotidiano britannico e altri in generale.

Molti altri esperti,  invece minimizzano, accusando semmai i chiropratici e la loro “ossessione per la posizione”. Insomma, bisogna distinguere fra malattia e postura, se non addirittura parlare di atteggiamento posturale.La realtà è che le tecnologie e i loro strumenti, come la stessa evoluzione della specie ci illustra così bene a partire dal pollice opponibile e dunque dalla possibilità di sfruttare oggetti e artifici sempre diversi, ci cambiano anche nel corpo oltre che nella mente. Per esempio, secondo studi  “il sistema muscolo-scheletrico del bambino recupera molto in fretta ed è difficile che questo atteggiamento posturale scorretto possa tradursi in un danno permanente”. E se quell’atteggiamento, in virtù delle nostre inedite abitudini, non venisse mai meno nel corso della vita? Ci sarebbe poco da recuperare. Senza contare altri elementi come artrosi, tendiniti e così via. 

@maria teresa carrozzo

 

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