Prevenire non significa, però, medicalizzare la propria salute. Aver cura del proprio corpo in una logica di prevenzione non vuol dire, insomma, passare per forza la vita tra esami, medici e medicine. La prima cosa da sottolineare, infatti è che non serve a nulla eseguire esami in più se ci si sente bene. I controlli vanno fatti solo quando sono necessari e devono essere indicati dal medico in modo mirato”.
Per prima cosa bisogna ripercorrere assieme al medico di Medicina Generale la storia clinica della propria famiglia. Se ci sono casi di parenti stretti con malattie cardiovascolari, diabete, colesterolo alto o ipertensione, è senz’altro il caso di programmare dei controlli clinici a partire dai 40 anni, perché si può essere più predisposti a queste malattie e individuarle subito è importante per curarle al meglio.
La prevenzione delle malattie cardiovascolari permette infatti di salvare molte vite, come sottolineano chiaramente i dati disponibili. Secondo l’OMS, in tutto il mondo, il 62% degli infarti e il 49% degli ictus sono dovuti alla pressione alta non curata. E il colesterolo in eccesso è responsabile del 56% degli attacchi di cuore e del 18% degli ictus. Decisamente dei buoni motivi per pensarci prima.
I test del sangue per valutare i livelli del glucosio (alterati in caso di diabete) e quelli del colesterolo totale, “buono” (HDL) e “cattivo” (LDL). E’ utile poi misurare la pressione del sangue almeno una volta l’anno o secondo le indicazioni del medico. Per la prevenzione cardiovascolare i potrebbe aggiungere agli esami indicati, una visita dal cardiologo. Sarà poi il medico, in base ai risultati degli esami a stabilire la necessità e la periodicità dei controlli.
Per quanto riguarda la prevenzione dei tumori, gli esami veramente utili non sono molti. Spesso però sono “dimenticati” dagli Italiani. Secondo il Ministero della Salute, infatti, un italiano su 2 (in particolare tra gli uomini) non fa prevenzione e non si controlla.
Quali i test che invece andrebbero fatti regolarmente? Per le donne sicuramente il Pap Test (individua lesioni pretumorali al collo dell’utero che si curano nel 100% dei casi), da fare ogni 2 anni o secondo quanto consiglia il ginecologo, e la mammografia da ripetere ogni 2 anni tra i 40 e i 50 anni e annualmente dopo i 50 anni. Anche se non ci sono dati sperimentali, secondo alcuni studi sulla popolazione, con il Pap-test è possibile ridurre la trasformazione maligna delle lesioni pretumorali anche dell’80%. E con la mammografia la mortalità per il tumore del seno si riduce del 30%. Nonostante questo, però, il 33% delle donne Italiane non ha mai fatto questi esami. Per non parlare degli uomini, che nel 66% dei casi non pensano alla prevenzione del tumore della prostata.
Dopo i 50 anni, invece, bisogna ripetere ogni anno l’esame PSA, (antigene prostatico specifico), un test del sangue che “misura” questo marcatore che può aumentare in caso di tumore della prostata (valori lievemente alterati non devono però far spaventare oltre misura). “La valutazione dei risultati” deve essere effettuata dal medico e quindi l’esame dovrebbe essere sempre accompagnato da una visita urologica. Per tutti, uomini e donne, a partire dai 40-45 anni è utile la ricerca del sangue occulto nelle feci, che serve a identificare precocemente il tumore del colon retto aumentando notevolmente le possibilità di guarigione. Chi ha familiarità sia per questo tumore sia per i polipi dovrebbe sottoporsi anche a una colonscopia. In ogni caso, sarà il medico a dire se e quando è necessario ripetere gli esami”.