Di per sé, il sole non fa male: favorisce la produzione di endorfine e vitamina D, allevia le contratture muscolari e contribuisce a curare molte malattie della pelle, come la psoriasi, l’acne e gli eczemi. Inoltre – udite udite – aiuta a controllare il peso: l’aumento di serotonina indotto dai raggi UV è in grado di ridurre l’appetito. Infine, sempre grazie alla produzione di serotonina e alla stimolazione di tutto il sistema endocrino, il sole migliora anche l’umore.
Tuttavia è risaputo quanto possa nuocere a molte parti del nostro organismo, favorendo lo sviluppo dei tumori cutanei, l’insorgere di molti disturbi della vista e l’invecchiamento precoce della pelle. La crema solare rappresenta la pratica migliore contro tutti questi rischi: conviene applicarla più volte al giorno e non lesinare sulla quantità. Anche le parti del corpo più piccole o meno esposte – come le orecchie, il dorso della mano e il collo del piede – andrebbero sempre spalmate di crema.
Il momento giusto per applicarla è mezz’ora prima di sdraiarsi o di partire per la passeggiata. È anche importante esporsi gradualmente, facendo all’inizio più pause all’ombra, o magari applicando una protezione di livello maggiore prima e una più blanda dopo. Una credenza comune da smentire: le lunghe sedute continuate non regalano più velocemente l’abbronzatura. Bastano infatti 15 o 20 minuti al giorno per una settimana, per ritrovarsi con un bellissimo colorito dorato sul viso e sul corpo.
Le ore migliori per prendere il sole sono quelle della mattina o prima del tramonto, poiché da mezzogiorno in poi aumenta il rischio di scottarsi. Un occhio di riguardo anche a ciò che mangiamo: i cibi più indicati per chi cerca di abbronzarsi sono quelli ricchi di vitamina C, vitamina E e betacarotene. Infine, quando si torna a casa dalla spiaggia o dall’escursione in montagna, sarebbe bene prevenire prurito e arrossamenti con un buon dopo sole.
@maria teresa carrozzo