Punto di forza della Risonanza rispetto ad altre metodiche è la precoce e sensibile identificazione dell’edema intraspongioso e/o midollare comune ad affezioni come le fratture intraspongiose occulte post traumatiche, da stress, le osteomieliti, le osteonecrosi, le sindromi algodistrofiche da alterato carico biomeccanico, consentendo, una diagnosi differenziale e un precoce trattamento prevenendo conseguenze di un certo impatto psicofisico come le amputazioni da osteomielite nel piede diabetico.
La Risonanza Magnetica consente una agevole distinzione nel labirinto di affezioni del retropiede accomunate dalla comune sintomatologia dolorosa calcaneare: tendiniti, tenosinoviti, lesioni della fascia plantare (la comune fascite associata o meno a spina calcaneare, le fibromatosi plantari, xantomi, le rotture post traumatiche), affezioni flogistico-degenerative del tendine di Achille associate o meno a borsiti calcaneari, le cause di sindrome del tunnel tarsale, osteiti o coinvolgimento spongioso calcaneare di varia natura e anormalità dei tessuti molli sottocutanei quali ad esempio lesioni da sovraccarico, granulomi o nodulazioni reumatoidi.
Buona parte di queste affezioni spesso sono efficacemente diagnosticate anche alla regione dell’avampiede. Un cenno importante in tale distretto merita il ruolo della RM nell’identificazione del neuroma di Morton, patologia neoplastica benigna, frequente causa di metatarsalgia.
La Risonanza gioca un ruolo cruciale nella pianificazione prechirurgica e di conseguenza nell’outcome clinico del paziente in tutte le patologie neoplastiche del piede.
Essenziale resta altresì il contributo della RM nel bilancio del carico lesivo post traumatico osteo-tendineo e capsulo-ligamentoso nei casi non dirimenti all’esame ecografico.