Nella prima parte della visita il medico raccoglie l’anamnesi del paziente, ossia la storia clinica. Va quindi ad individuare eventuali fattori di rischio, come fumo, ipertensione, diabete, ed eventuali sintomi riscontrati dal paziente.
Successivamente il medico procede nella palpazione delle sedi arteriose più accessibili e ascoltando poi attraverso il fonendoscopio per rilevare la presenza di soffi vascolari, indicanti un’anomalia.
Il paziente viene fatto mettere anche in posizione eretta per evidenziare la presenza di varici o zone di arrossamento anomale, che indicano un’infiammazione della parete venosa.
Spesso durante la prima visita angiologica si utilizzano anche particolari strumenti diagnostici per analizzare vene e arterie, come ad esempio l’ecodoppler. Si tratta di una tecnica che permette di effettuare la diagnosi attraverso l’utilizzo degli ultrasuoni, visualizzando una rappresentazione grafica del movimento del sangue nei vasi sanguigni ed eventuali alterazioni. L’esame si effettua con l’applicazione di un gel che aiuta la corretta trasmissione degli ultrasuoni emessi dalla sonda. Tramite l’ecodoppler, tecnica efficace e non invasiva, si possono diagnosticare diverse malattie, tra cui aneurismi, trombosi venose, insufficienza venosa, stenosi arteriose.
La visita angiologica deve sempre accompagnarsi ad una valutazione complessiva dello stato di salute del paziente, così da evidenziare anche la presenza di eventuali lesioni asintomatiche in altri distretti.
@maria teresa carrozzo